pistocheddus

Pistocheddus di Serrenti

Il sole non è ancora sorto quando nei porticati delle case campidanesi le donne impastano i semplici ingredienti de su pistocheddu, lavorandoli secondo l’antica tradizione serrentese.

Nel forno la legna brucia già da un po’ e con abili tocchi di mano, lame di piccole arresoias e forbicine appuntite, l’impasto viene trasformato in piccoli animali, dalle forme talvolta bizzarre.

I biscotti, disposti in ordine sulle teglie, sono pronti per la prima delle tre infornate che occorreranno per portare l’opera a compimento.

È già pomeriggio quando i pistocheddus vengono tolti dal forno e spennellati sulla parte inferiore, prestando particolare attenzione a creare uno strato uniforme di candida glassa (sa capa). Poi… nuovamente in forno.

Infine un’ulteriore glassata, questa volta sulla parte superiore.

Manca solo la decorazione e un’ultima infornata.

Il tocco finale è il posizionamento delle piccole sfere argentate (sa tragera) e delle lamine dorate (sa spuma de oro).

Un’ultima infornata e su pistocheddu è finalmente pronto per essere gustato in tutta la sua fragranza.

Ci vogliono almeno 9 ore di paziente lavoro, ingredienti genuini di altissima qualità, l’esperienza tramandata di madre in figlia, per fare di un biscotto glassato un vero pistocheddu di Serrenti.

Durante il mio mandato di sindaco è stato fatto un lavoro importante di valorizzazione e promozione di questo prezioso prodotto. Ho personalmente realizzato questo video (con una fotocamera 640×480) che, in pochi minuti, testimonia tutte le fasi di lavorazione. La foto in alto è di Elio Gola.

confezion_-pistoccheddusLo stesso Elio Gola realizzò un prototipo di packaging e un pieghevole da accompagnare alla vendita dei pistocheddus.